Villa Abbas

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Sardara (SU)

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Il villaggio santuario di Sant’Anastasia prende il nome dalla vicina chiesetta intitolata alla santa. Il sito ha attirato l’attenzione degli studiosi e non solo a partire dall’inizio del Novecento grazie alle indagini e agli scavi condotti dal Taramelli nel 1913.  Gli scavi condotti dal Taramelli misero in luce il Tempio a pozzo, inquadrabile cronologicamente nella tarda età del Bronzo (XIII-XII sec. a.C.), successivamente fu scavato il pozzo a sezione conica sito all’interno della chiesa di Sant’Anastasia.

Il pozzo, costruito con lapidei non lavorati di natura vulcanica e sedimentaria, è caratterizzato da un atrio parzialmente lastricato di cui rimangono solo alcuni blocchi di pietra che danno accesso ad un vano scala di dodici gradini avente una copertura a piattabanda digradante. La scala dà accesso alla camera circolare con copertura a thòlos avente un diametro di circa 3 metri ed un'altezza di 5 metri.

Le indagini di scavo ripresero nel 1978-1979 e successivamente nel 1980-1984 sotto la direzione di Luisanna Usai e Giovanni Ugas mettendo in luce un tratto di un grande recinto ad andamento curvilineo contenente al suo interno numerose capanne a uso civile e religioso frequentate dal XIII all’VIII sec. a.C. All’interno di una capanna (la n.5) si rinvenne una rappresentazione di nuraghe1 di cui residua il tronco di cono a due gole nella parte alta, la parte è svasata esternamente con pareti concave segnate da listelli messi in evidenza da incisioni che rappresentano i mensoloni; il parapetto è lievemente rientrante e ornato a “zig-zag”, datato tra IX e l’VIII sec. a.C.2, a cui si associano tre lingotti di piombo incisi da tacche3, un orcio pieno di armi e utensili  in bronzo che hanno fatto ipotizzare un utilizzo dell’ambiente per scopi comunitari e hanno consentito di datare l’impiego della struttura dall’XI all’VIII secolo a.C.4

Sulla base degli elementi materiali finora emersi con le indagini di scavo, si può affermare che buona parte delle strutture furono edificate nel Bronzo Finale e nella fase di passaggio all’età del Ferro5.

La collezione museale, il cui arco cronologico di riferimento è compreso tra la preistoria ed il tardo Medioevo, si articola su due piani ed è comprensiva dei reperti archeologici rinvenuti nelle principali campagne di scavo che hanno interessato la fascia di comuni che, da Sardara a San Sperate, compongono la subregione nota come Medio Campidano. I due piani del museo sono a loro volta organizzati in sale, ciascuna delle quali conserva i manufatti archeologici di una determinata località sia del territorio sardarese che di quelli sopraindicati. La Sala I, detta della didattica, fornisce al visitatore gli strumenti visivi e concettuali per una corretta e consapevole lettura del percorso museale. Nella Sala II del museo si trovano i reperti recuperati nell’area archeologica di Santa Anastasia. Nelle Sale III e IV vi è l’esposizione della necropoli di “Terr’e Cresia”. Nella Sala V si conservano i manufatti rinvenuti nei vari siti del territorio di Sardara. Le ultime sale, la VII e la VIII, custodiscono infine i reperti rinvenuti nei territori della fascia di comuni compresa tra Sardara e San Sperate. Il Museo Archeologico Villa Abbas è poi dotato di un percorso per non vedenti e ipovedenti.

Monumenti Aperti Sardara 2023

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  1. Sul concetto “rappresentazione di nuraghe” si veda  A.Stiglitz, La memoria dei nuraghi. Raffigurazioni turrite nell’entroterra tharrense (Sardegna centro-occidentale), in Quaderni 32-I/2021, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le provincie di Oristano e Sud Sardegna., pp.111-124
  2. D.Marras, Modelli di nuraghe, in La Sardegna nuragica. Storie e materiali, Corpora delle antichità della Sardegna, Carlo Delfino Editore, Roma 2014, p.461
  3. G.Marras, Lingotti, panelle, matrici, in La Sardegna nuragica. Storie e materiali, Corpora delle antichità della Sardegna Carlo Delfino Editore, Roma 2014, pp.322, 328-8
  4. F. Campus, V. Leonelli,  Il villaggio santuario di Sant’Anastasia, in Miti e simboli di una civiltà mediterranea: la Sardegna nuragica, ARA edizioni, Siena 2014.,pp.162-163
  5. L. Usai, Il santuario di Sant’Anastasia di Sardara, in L’Isola delle Torri., Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica, a cura di Marco Minoja, Gianfranca Salis, Luisanna Usai, Sassari 2015, Carlo Delfino Editore, pp.344-348