La collina di Genna Maria, nella parlata locale Genn’e Mari (porta del mare), che ospita sulla parte sommitale il nuraghe omonimo, padroneggia visivamente sul territorio della Marmilla con una formidabile vista che spazia dal golfo di Oristano, a nord-ovest, sino al mare di Cagliari a sud, mentre a nord-est si stagliano, la Giara di Gesturi e la catena montuosa più alta dell’isola: il Gennargentu. Il monumento, di tipo complesso, è il risultato di una serie di fasi costruttive che si sono succedute a partire dal Bronzo Medio (XVI-XV sec. a.C.) fino alla prima Età del Ferro (X-IX sec. a.C.). Le indagini archeologiche iniziate nel 1969 hanno evidenziato inoltre una frequentazione dell’edificio nuragico come luogo di culto probabilmente connesso con i riti del ciclo agrario a partire dal IV sec. a.C. e riutilizzi dei suoi ambienti fino all’età altomedievale.
Il monumento è interamente costruito con grandi blocchi di marna locale e rari conci di basalto. Si tratta di un edificio trilobato e torre centrale, circondato da un recinto murario turrito di forma esagonale. All’interno di un piccolo cortile di raccordo alle torri perimetrali si trova una profonda cisterna. Negli ultimi secoli del II millennio, il nuraghe è interessato da un intervento conservativo consistente nella costruzione di un poderoso rifascio di gran parte delle strutture murarie.
Nella prima età del Ferro sorse un intricato villaggio di piccole capanne di varia forma. Alcune si sovrapposero ai resti del recinto turrito ormai caduto in disuso. Gli ambienti si dispongono attorno a un cortile, secondo la tipologia delle case a corte centrale.
Durante gli scavi sono state rinvenute ceramiche di varie tipologie, manufatti litici, metallici, resti ossei animali e vegetali carbonizzati che testimoniano la vita quotidiana di una piccola comunità di contadini e pastori. Un evento improvviso, forse un incendio, avvenuto nel IX secolo a.C. portò i suoi abitanti all’abbandono repentino del villaggio, lasciando al suo interno tutte le suppellettili della vita quotidiana.