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Il complesso archeologico di Tamuli è composto dall’omonimo nuraghe e villaggio, da tre tombe di giganti e da sei betili. Il nuraghe, costruito su uno sperone roccioso, è a corridoio, con una torre centrale a pianta circolare con ingresso architravato rivolto a sud est che introduce in un breve corridoio. Sulla fronte da est a ovest si addossa un bastione con due torri, anch’esso con corridoio ma ingresso rivolto a sud.

La tomba di giganti I di Tamuli è la più grande e meglio conservata, caratterizzata dalla presenza sul suo fianco di sei betili, pietre coniche finemente lavorate a martellina che rappresentano la divinità tutrice dell’area funeraria: i tre più piccoli sono maschili, lisci e raffiguranti l’elemento fallico; i tre più grandi sono femminili, unici in tutta l’isola, segnati da due bozze mammellari. La sepoltura costruita con la tecnica isodoma a filari, ha ampia esedra semicircolare, corpo tombale allungato e absidato, e camera funeraria rettangolare con tendenza a restringersi verso l’ingresso che è rivolto a sud-est.

La Tomba di giganti II di Tamuli è più piccola della precedente, della quale riprende la planimetria e la tecnica a filari, conserva intatta la pavimentazione in lastroni squadrati, ha ampia esedra orientata a SE.

La tomba di giganti III di Tamuli, che ricorda una sepoltura  dolmenica, è  di dimensioni inferiori e più tozza e grossolana rispetto alle altre due sepolture del sito. Costruita in opera poligonale (con pietre appena sbozzate disposte a filari), con ingresso a sud est, presenta un breve corridoio centrale ma non le ali dell’esedra.

La necropoli ipogeica di Filigosa si presenta oggi con quattro sepolture a domus de janas, scavate nella roccia e caratterizzate da lunghi corridoi di accesso detti dromos, da una prima cella dotata al centro di focolare  e da un numero variabile di celle dove venivano posizionati i corpi dei defunti. Ha dato il nome all’omonima cultura del III millennio a.C.  Di grande interesse il riutilizzo della tomba IV in età nuragica.

 

Il nuraghe Succuronis sorge in località Bara su un affioramento trachitico, in un’area caratterizzata da un gran numero di torri nuragiche. Il nuraghe monotorre è strutturato internamente da una scala e nicchia d’andito, camera marginata da tre nicchie disposte a croce. Il paramento murario è costituito da grandi blocchi di trachite, l’ingresso rivolto a sud-est è sormontato da un robusto architrave.

Il nuraghe Santa Barbara, costruito in posizione strategica per il controllo della via naturale che da Macomer porta all’altopiano di Campeda, in una zona comunque ricca di emergenze archeologiche. Il nuraghe è un monumento di tipo complesso  scavato negli anni 1979-1981. Il monumento, costruito con blocchi basaltici è composto da una torre centrale alta oggi più di 15 m e da un bastione quadrilobato includente un cortile a cielo aperto. La torre ha tre camere sovrapposte (2 sono integre, la terza conserva solo la base), nicchia e scala d’andito; l’ingresso volge a sud-est e introduce in un lungo corridoio con soffitto a piattabanda con nicchia a sinistra e scala a destra – schema questo poco diffuso poiché la maggior parte dei nuraghi hanno la nicchia a sinistra e la scala a destra. Attorno al monumento insistono i resti di un grande villaggio nuragico riutilizzato in età romana e altomedievale1.

 

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  1. A. Moravetti, Ricerche archeologiche nel Marghine-Planargia. La Planargia – Analisi e monumenti, Parte prima, Carlo Delfino Editore, Sassari 2000, (Sardegna archeologica. Studi e monumenti; 5),pp.11-209